Il sabbiatore è un lavoro duro, mi comincia a passare ora il mal di collo dovuto da quel lavoro che ho praticato con l’Apuano, quattro ore nel caos buio di tormenta di sabbia, su di uno scaleo bardato come un astronauta, con un tubo gigantesco che continuamente vuole tirarti giù. Poi la pausa-pranzo, entra l’Apuano e io fuori a mettere sabbia nella sabbiatrice, sono momenti delicati quando esci dall’inferno, passai dal bar e comprai il giornale, un trafiletto diceva: in Palestina l’esercito di Israele spara ad una bambina di otto anni, la ferisce, l’omicida si avvicina, vede la bambina ferita e gli spara un secondo colpo a bruciapelo. Ero in un momento delicato, la notizia mi è entrata direttamente nella pancia, avevo il vomito, volevo piangere e desideravo ardentemente vendetta. Passa la giornata, quando torno a casa me la prendo brutalmente con un tronco di cipresso, accendo la motosega, lo sventro, poi gli do fuoco con la benzina, così mi calmo un pò e affronto i particolari. Dopo due giorni la scultura è finita, un vero record di velocità. Ho venduto la statua ad un mio collezionista e i soldi gli ho dati ad Emergency, però la rabbia c’è sempre.