Vent’anni fa affittammo una casa a S.Romano, in Garfagnana. Frequentavo l’Accademia a Carrara, Alessio studiava lingue straniere all’università. Eravamo nelle feste di natale. Nevicò molto e una notte di luna piena decidemmo di passeggiare fino all’eremo di Motrone, nei boschi tra i due paesi. Conoscevamo il sentiero ma la neve aveva trasformato tutto il paesaggio. Lungo la mulattiera, improvvisamente, vedemmo delle impronte di piede umano, scalzo, dalle fattezze femminili. Erano impronte vere e freschissime, di poco tempo prima. Ci guardammo sbalorditi. Le impronte nel mezzo della mulattiera continuarono per una cinquantina di metri, poi scomparvero. C’era l’ultima impronta, poi la neve immacolata. Dopo tanto pensare, raggiungemmo l’unica, per noi, ipotesi possibile: chiunque fosse, dopo aver camminato scalzo, si era sollevato dal suolo, era volato via. Forse eravamo stati proprio noi a disturbare la creatura, viste le impronte freschissime. Poi il tempo passa, dieci anni dopo, sempre sulla neve, Alessio a poche centinaia di metri da me, scivola e muore. Così sono rimasto solo a ricordare questa esperienza e il tempo la trascolora: è per paura di dubitare che sia successo realmente che ho scolpito “Tracce”.